giovedì 15 luglio 2010

My dear Cossù...(Cara la mia Cossù...)

"Credevo che non l'avresti mai fatto, non è proprio da te, Ale...". Probabilmente dovresti borbottare qualcosa in risposta, così, giusto per non perdere la tua reputazione da dura, ma non lo fai. E' vero, non è da te rifiutare un ovetto di cioccolato, ma è la santa Pasqua, e hai fatto fioretto di non toccarne di cacao la settimana prima. "Tanto lo so Cossù che me lo cedi solo perchè sei allergica al latte, non credere che creda nel tuo buon cuore!" Tra me e lei è così. Tante, tante prese in giro. Anche se la stimi, per la forza di volontà, per l'impegno che ci mette. Anche se si lamenta spesso. Anche se è una fucecchiona.

carA la mia Cossù questa lettera ti arriva
in un paese piccolo lì sugli Appennini
ho capito forse come mai ci vivi
che tanto ci si sente soli

ci si sente soli per quello che si è visto
e poi per tutti quelli che han fatto così presto
a montare su per fare un po' il tuo viaggio
giurando che per te davano un braccio
parlavano di stile, di impegno e di valori
ma non appena hai smesso di essere utile per loro

eran già lontani...

"Ecco, adesso che mi hai tossito sul libro non potrò usarlo mai più...Fuma, fuma come una turca!"
"Non è il fumo, sono malata!"
"Peggio! Adesso per levargli tutti i tuoi germi dovrò metterlo in quarantena!"
"Secondo me stai solo cercando una scusa per non venire a fare spagnolo con la pobrecita Pilar!"
"Per tua informazione, oggi ho anche fatto i compiti!"
"Davvero? Non è da te, Ale..."

Cara la mia Cossù abbiamo tanti privilegi
ma tra questi certo non rientrano gli sfregi
di chi vuole parlare andando solo a braccio
di cose di cui non capisce un cazzo

Non so com'era allora
so un poco come adesso
o sei il numero uno o sei il più grande cesso
e il tempo che ti danno è fino al ritornello
e tante volte neanche fino a quello...

Mi lamento del fatto che la devo accompagnare dal Ciompi, però lo faccio. Per forza, sennò mi rinfaccerà ancora di quando ho accompagnato la Baldy al San Matteo. E, certo, perchè ti ha prestato gli appunti un sacco di volte. Non lo fai perchè vuoi, insomma, tu sei una tipa tosta, lei è la Cossù, una Fucecchiona...la Roby ti ha detto che è una brava ragazza, che dovresti ammetterlo che in fondo le vuoi bene. Ma no, non può essere.

Cara la mia Cossù è il momento dei saluti
ci avremmo riso sopra se ne avessimo parlato
lo so che non ha senso starsi a lamentare
di alcune conseguenze del mestiere

E so che mi son fatto prendere la mano
perché uno sfogo fa sbagliare spesso la misura
ma come ti dicevo son le quattro del mattino

Eppure glielo dici quando sei arrabbiata. Quando c'è qualcosa che non va. Eppure lo sai che per quanto cose cattive puoi dirle, lei è una tipa in gamba, e non solo perchè ti presta gli appunti ed è in pari con gli esami. Eppure lo sai che, in fondo (ma neanche poi così tanto in fondo), le vuoi bene. Eppure lo sai che, anche se abita a chilomenti di distanza, ci sarai se avrà bisogno. E lo dimostra il fatto che, nonostante tutto, sei qui a scriverglielo. Non è da te, Ale...

Dedicate to Miss Cossù, who has supported me along this last, terrible, beautiful, year...

Yours faithfully,

Ale Dory Lovegood

domenica 6 giugno 2010

Destiny

Il destino. L'idea che ci sia qualcosa, una serie di eventi inspiegabili, che possano cambiare la nostra vita anche se non lo vogliamo. E' fuori dal nostro controllo e, per questo, lo temiamo. E allora cominciamo a parlare di coincidenze. Gli astrologi sostengono che sia scritto nelle stelle quando veniamo al mondo, altri come William Shakespeare affidano il loro pensiero alla bocca di Giulio Cesare dicendo che ognuno è fautore del proprio destino. Nessuno ne ha un'idea precisa, ma in fondo è affascinante pensare che ognuno di noi è nato per qualcosa, con un compito preciso, per una volontà che va al di là della nostra comprensione. Ho sempre pensato che ognuno di noi il destino se lo crea, fino a che una pittoresca signora brasiliana non mi ha guardato e, di fronte al mio cinismo nei confronti della magia, ha esclamato "il 23 gennaio di un anno preciso è successa una cosa che ora non ti tocca, ma ti riguarderà in futuro...è una data che sarà nel tuo destino!". Non la presi sul serio. Non la prendo sul serio tutt'ora. Ha semplicemente tirato a caso e, chissà, è stata solo MOLTO fortunata. Magari invece ha sbagliato, magari ha detto la verità. O, forse, ce l'avevo nel destino, quel destino a cui non credo, quel destino che mi fa anche un pò paura perché non so cosa mi riserverà. Lo scoprirò più avanti, se sarà destino...

Yours faithfully,

Sandra Lovegood

venerdì 23 aprile 2010

That's what friends are for

Sarzana. La Spezia. Liguria. Italia. Europa. Mondo. Pianeta terra. Via Lattea. Universo. Due giovani si apprestano a scendere dalla macchina per fare un giretto. Slaccio la cintura e faccio per aprire la porta. Vengo bloccata immediatamente. "Aspetta Ale aspetta...". Mi giro per guardare quale evento catastrofico mi avrebbe impedito di aprire la portiera. "C'è un pazzo dietro di te!". ?!. "Un pazzo? Dietro di me? Ma qui in macchina?". Comincio a guardarmi intorno, intimorita. "No, no ora se ne è andato. Stai pronta, la mio tre dobbiamo uscire e correre via, se indugi ti lascio qui" O_O "Non so se sono pronta!". "Non importa, 3-2-1 via!"

And I never thought I’d feel this way
And as far as I’m concerned
I’m glad I got the chance to say
That I do believe I love you
And if I should ever go away
Well, then close your eyes and try to feel
The way we do today
And then if you can remember
Keep smilin’, keep shinin’
Knowin’ you can always count on me, for sure
That’s what friends are for
For good times and bad times
I’ll be on your side forever more
That’s what friends are for

"Senti che bella questa canzone...". Mi levo le mie ingombranti cuffie. Questa canzone non credo di averla mai sentita. "Ma come non lo conosci? E' Pago! Vorrei sapere che tipologia di musica hai in quell'I-Pod!". In effetti non lo conosco. Il treno continua a correre. Che poi correre...va alla sua andatura. La prossima fermata è La Spezia Migliarina. "Via Roby scenderò...". "Ma come scendi?!". "Eh si...". "Ti viene a prendere Marzia?". "No, sono con l'autobus...". "...Ma...anche io prendo l'autobus!" Quello che succede dopo questa affermazione è riassumibile in una frase breve. Ridere fino a piangere.

Well, you came and opened me
And now there’s so much more I see
And so by the way I thank you
Whoa, and then for the times when we’re apart
Well, then close your eyes and know
These words are comin’ from my heart
And then if you can remember, oh
Keep smiling, keep shining
Knowing you can always count on me, for sure
That’s what friends are for
In good times, in bad times
I’ll be on your side forever more
Oh, that’s what friends are for

Scemite: terribile malattia che colpisce persone di tutte le età quando non possono fare a meno di ridere anche per la più piccola delle stupidate. A noi ci coglie spesso. I precedenti episodi sono solo due dei tanti. Ve ne potrei raccontare altri cento. E so anche a chi dare la colpa. A un paio d'occhi. Che magari per me non saranno i più belli del mondo, ma non per questo meno importanti. Sono gli occhi che cerco nelle fredde giornate pisane, nelle situazioni difficili e anche e soprattutto nei momenti di scemite. Sono gli occhi di una persona straordinaria. Credete che non esista la perfezione? Vi sbagliate. Esiste la persona perfetta. E io la conosco. E vi svelerò un segreto, è proprio quando quella terribile malattia ci colpisce, che sono fiera di conoscerla. Ieri, ha scritto una cosa. "Perchè in fondo amicizia vuol dire essere scemi insieme". That's what friends are for. Ecco a cosa servono gli amici. Ecco un'altra ragione per cui mi servi tu :)

Only for you, the shadow of perfection,
Yours faithfully,

Sandra Lovegood

giovedì 22 aprile 2010

Forever young

Un giorno di piena estate, una stanza non troppo calda e una luce di una lampadina che illumina un foglio. Il disegno è brutto, ma ci metto tutto il mio impegno. "Ale, ti devo dire una cosa..."
Nemmeno alzo lo sguardo, indaffarata come sono, mi limito a tappare con cura il pennarello verde e aprire l'azzurro. "Cosa c'è, Lau?" rispondo, ancora con lo sguardo fisso a quella specie di scarabocchio. "Ho combinato un guaio...". Rimango ancora distratta, è troppo piccola per averne combinato uno grosso e allora, la lascio continuare. "Ho rotto il Power Ranger rosso...quello tuo...quello nuovo..." Il mio preferito, quello che ho cercato per tutta la città perché era finito, aggiungerei io! Lascio cadere il pennarello, mi alzo dalla sedia, la guardo con disprezzo. Non ha un'idea di cosa significhi quel giocattolo per me. Il mio sguardo cade sul divano, dove c'è appoggiato il suo Tarzan fresco di negozio. Lo afferro e con tutta la cattiveria che ho in corpo, gli spezzo una gamba. Non faccio in tempo nemmeno a sentire il suono sordo della plastica rotta che già me ne pento. Guardo i resti della mia assurda reazione. Nella mano destra una gamba sinistra, nella mano sinistra un corpo mutilato. Piange e corre in cucina. Adesso cosa faccio?

Let's dance in style, let's dance for a while
Heaven can wait we're only watching the skies
Hoping for the best, but expecting the worst
Are you gonna drop the bomb or not
Let us die young or let us live forever
We don't have the power, but we never say never
Sitting in a sand-pit, life is a short trip
The music's for the sad men.

Il divano sembra troppo piccolo per noi. Confinate una a destra, una a sinistra, in punizione, con il muso lungo. Dovrei chiederle scusa, ma non ci riesco. Fa ancora troppo male l'idea che non potrò giocare più con il mio amato Power Ranger per perdonarla. Poi arriva la nonna. "Avete intenzione di stare bisticciate ancora tanto?". Non rispondiamo. Continuiamo nel silenzio a non guardarci. "Su, fate la pace, avete sbagliato tutte e due. Chiedetevi scusa e continuate a giocare". Nessuna si muove di un centimetro. Siamo tipe toste anche se abbiamo 5 e 9 anni. La nonna continua a guardarci. Aspetta. Poi sento una manina che mi prende il braccio. "Scusa se ti ho rotto il Power Ranger, ma ci volevo tanto giocare!". La guardo con un'espressione quasi di scusa. "E io non ti volevo rompere Tarzan. Mi è venuto un pò di nervoso...". Ci guardiamo negli occhi. "Possiamo fare finta che sono andati in guerra e il mio ha perso un braccio e il tuo una gamba!". Sorride. "Possiamo fare così, ma le barbie non li vorranno più...". Siamo preoccupate per le loro situazioni sentimentali. Ridiamo e poi scendiamo dal divano pronte per tornare a giocare. La nonna ci guarda e non può fare a meno di sorridere. "Brave...è così che si fa tra sorelle". Ero troppo piccola. Non feci caso al lapsus. Anche perché alla fine, anche se cugine, siamo come sorelle.

Forever young, I want to be forever young
Do you really want to live forever, forever, forever?
Forever young, I want to be forever young
Do you really want to live forever, forever, forever?
It's so hard to get old without a cause
I don't want to perish like a fading horse
Youth is like diamonds in the sun
and diamonds are forever

Sono passati anni. Tanti. Io sono ancora davanti a un foglio bianco ma quante cose sono cambiate. La nonna non c'è più. Il vuoto che ha lasciato lo sa solo lei. Mi manca. Ci manca. Geografia del Turismo è assai meno interessante del disegno che facevo allora. Siamo cambiate, siamo cresciute, siamo grandi, siamo lontane. Penso a come posso fare per rivivere quei momenti che sono ricordi in una mente presa da mille pensieri, a come fare per renderli eterni. Poi squilla il cellulare. E' un messaggio. E' lei. "Ecco l'Allianz, te l'avevo promessa. Mi manchi da morire. Un bacione. Lau." Sorrido. Forse non siamo cambiate poi tanto. Scrivo questo post, mi ricordo che siamo esattamente come allora, e che, quello che pensavo fosse un errore, non era affatto un lapsus. Come allora, come oggi. Siamo sorelle. Ed è una cosa che non cambierà mai. Forever young. Forse ho appena scoperto il segreto dell'eterna giovinezza.

Forever young, I want to be forever young
Do you really want to live forever, forever, forever?
Forever young, I want to be forever young
Do you really want to live forever, forever, forever?

Only for you, my sister, my love.
Yours faithfully,

Sandra Lovegood

giovedì 11 marzo 2010

Making a wish

Esprimere un desiderio. E' un'azione che dura pochi attimi, sono dei secondi alla fine. Mi è successo proprio ieri e la colpa è di una curiosa leggenda secondo la quale quando ti cade una ciglia, devi prenderla tra due dita, esprimere un desiderio e indovinare su quale dito rimarrà. Se indovinerai, il desiderio ovviamente si avvererà. Così, la mia amica ha preso in mano la ciglia caduta e ha eseguito la procedura. Ci sono un sacco di superstizioni (alle quali non ho mai creduto) che riguardano i desideri. Per esempio, quando ero piccola, mia madre mi diceva di esprimere un desiderio ogni volta che con la macchina eravamo sotto un ponte sopra il quale stava passando un treno in corsa. C'è poi la leggenda secondo la quale prima di spegnere le candeline del compleanno si deve esprimere un desiderio, e quella del "soffione" ovvero di farlo soffiando via i petali del fiore nella foto. C'è poi la stupenda, bellissima, meravigliosa notte di San Lorenzo e la disperata caccia alla stella cadente portatrice di speranza. Io, che tengo a sottolineare di NON essere superstiziosa, ho sempre eseguito ognuna di queste azioni. Davanti alla candelina del compleanno, per esempio, esprimo lo stesso desiderio tutti gli anni. Ma la domanda che mi sono sempre posta è: cosa avviene se il desiderio si avvera? E se non lo facesse? Non c'ho mai pensato, perché i miei sono desideri con scadenza a lungo termine, che in genere implicano parole quali "per sempre" o "mai". Alla fine i desideri sono come i sogni, intesi sia come obiettivo realizzabile nella vita sia come quello che si fa durante la notte. Sono la stessa cosa. Per entrambi ci vuole il mix perfetto di speranza, volontà e determinazione. Ma torniamo alla mia ciglia. Ho espresso il desiderio e ho indovinato il dito. Se si avvererà me lo dirà solo il tempo. Nell'attesa rimango in questo paese delle Meraviglie che mi sono faticosamente creata, con i miei alti e bassi, le mie ciglia cadute, i miei libri da leggere, le mie candeline da spegnere e la considerazione che aveva ragione Cenerentola (si, anche nella scelta della principessa ideale c'ha azzeccato quell'altra) a dire che i sogni son desideri. Quale desiderio ho espresso? Non si dice, porta male. Fortuna che non sono superstiziosa.

From Wonderland,
Yours faithfully,

Sandra (per questa volta...)

venerdì 5 marzo 2010

Doors and rooms


La porta è socchiusa. In quella stanza ci sei entrata cento volte, la conosci come le tue tasche, sai della gioia, grandissima che ti ha dato tinteggiare le pareti, montare l'armadio, personalizzarla. Lì dentro hai pianto, riso, hai giocato e hai studiato. Poi esci, perché DEVI uscirne, è la vita che ti porta a farlo. Uscendo, lasci la porta socchiusa. E allora passi davanti a un'altra stanza. Trovi le chiavi già sulla serratura e le giri. Hai quasi paura ad abbassare la maniglia. Non sai cosa troverai, ma la vita è anche questo, rischiare. Piano piano entra la luce, e ti trovi davanti a quattro mura bianche e una grande finestra che da sul mare. La luce è accecante. E pensi che è bellissima. La playstation ci starebbe benissimo. Corri in quella vecchia, vedi la muffa negli angoli, qualche crepa segno del passato, la senti piccola, ti sembra di soffocarci. Come si fa ad abbandonarla però? Fa parte di te. Ogni minima imperfezione ce l'hai dentro, stampata nel cuore. E se quell'altra nascondesse insidie e delusioni? La finestra andrà tenuta pulita, e costerà fatica. Potrebbe addirittura distrarti dallo studio; le sciarpe del Milan c'è il rischio che non ci stiano bene, la televisione dovrà essere nuova e piatta. Chi te lo fa fare di lasciare questa, in fondo? E poi compare una vocina, che ha il volto di una persona a cui vuoi bene, e ti dice "dobbiamo chiuderla questa, per te stessa soprattutto". Annuisci, pensi che forse dovresti deciderlo tu se va chiusa o no. Incosciamente però stai già facendo su le tue cose. Qualche foto, qualche poster, libri, armadio, dvd. Tutte cose che fanno parte di te. Le chiudi in uno scatolone e le porti con te. Dai un'ultima occhiata alle pareti. Sono davvero vecchie e segnate dall'usura. Hai bisogno di qualcosa di nuovo, di una nuova sfida che ti faccia migliorare come persona. Chiudi la porta. Guardi la chiave e la getti via. Gli occhi si fanno lucidi, e apri quella nuova. Mamma mia quant'è bella. La luce che viene dalla finestra ti fa asciugare gli occhi. Le cose a cui tenevi le hai comunque portate con te. Ti ricorderanno chi sei. Ti ricorderanno che è valsa la pena portarle, e ti ricorderanno anche cosa NON è valso la pena di portare. Sulla finestra c'è la prima macchia. Sacrificio,impegno, olio di gomito e stracci, ti serviranno quelli per tenerla pulita. Preoccupazioni e pentimenti no. Il sole fa capolino dalla finestra. Sai che ci saranno giorni che pioverà, e altri in cui sarà semplicemente nuvoloso, ma sei pronta. Ti godi il calore del sole e la vedi illuminata nella sua totalità. Sì, è decisamente bella questa nuova stanza.

giovedì 11 febbraio 2010

The humming of wind and rocks and waves

Il vento è cambiato. Lo senti dentro che non è come prima, lo vedi, te lo fanno notare, ma non lo accetti, non te ne capaciti, in fondo ti eri abituata alla tempesta, a dover lottare contro vento per qualcosa che rasenta la mediocrità. In fondo non hai mai cercato niente di più, non ci stavi male, non ti scocciava ottenere il minimo risultato con il minimo sforzo. Poi la tempesta passa, trovi un pò di tranquillità e l'occasione per navigare a vele spiegate. E allora ti sforzi un pò di più e il risultato arriva. E scopri una soddisfazione nuova, sei felice perché hai fatto tutto tu. Te la sei cavata da sola. Chiudi gli occhi e ti sembra di sentire il rumore delle onde. Le onde che si infrangono sul bagnasciuga, che vengono in avanti, schiumano, poi tornano indietro e ancora e ancora in un moto che non finisce mai. Loro non mollano. Nemmeno quando il gioco si fa duro. Tuonano contro la scogliera nella speranza di corroderla fino a che questa non cadrà. Chissà se ce la faranno mai, certo non smetteranno. Mai. Lottano. Combattono. E quando infuria la tempesta, giganteggiano. SOPRATUTTO quando infuria la tempesta.

Gli esseri umani non sono così. O almeno non tutti. Quando infuria la tempesta hanno bisogno di motivazioni per prendere il mare. E quando quelle latitano e prendono il mare lo stesso, diventano incerti, titubanti. E anche se sono tipi tosti, hanno bisogno di una roccia a cui aggrapparsi quando sembra di cadere, quando sembra di scivolare, quando sembra sia il decisivo colpo del ko. Se sono fortunati, si appoggiano alla roccia, aspettano che quell'agglomerato di minerali dia loro forza sufficiente. La ringraziano del sostegno, si rialzano e continuano a lottare. Come le onde. Lottano e talvolta vincono, se non smettono mai di crederci. Se si impegnano, se sono disposti a metterci qualcosa di più, e se aspettano con pazienza che il vento cambi. Basta che non si dimentichino di una cosa fondamentale. Se hanno avuto successo, è solo merito di una roccia.

Yours faithfully,

Ale Lovegood

giovedì 28 gennaio 2010

Miracles of a lemonade

Un freddo bestiale. Quello che ti penetra nelle ossa, nelle cellule, in ogni nervo, nelle vene. Nel giro di poco divento un ghiacciolo ambulante. Mi convinco che io, in Siberia, non potrei viverci mai. Un piombo, enorme, sullo stomaco. Come se le focaccine ingerite a pranzo avessero gettato l'ancora minacciando di tornare a perseguitarti. Certo, non solo le focaccine. Forse saranno anche quei tre quintali di Nutella. Impossibile. In 21 anni di fedele fidanzamento, io e lei non abbiamo mai litigato. Divento pallida. Mi siedo. Cominciano a passarmi davanti le immagini migliori della mia vita. Ale, sei una cagasott...ehm, fifona. Nemmeno il tempo di godermi l'esame superato. Qualsiasi cosa guardo mi fa schifo. Compreso quel 22 che poco prima ammiravo col sorriso. Mi si annebbia la vista. Ancora più freddo. Sento chiaramente una delle due focaccine urlare "Vendetta". Chiamo mia madre, forse la sua saggezza saprà illuminarmi anche da lontano. Come non detto. "Quando sono a casa ci penso io". Mamma, potrei essere svenuta quando tu torni a casa! Ok, Ale fai uno sforzo e armati di termometro. Potrei prendere qualche medicina, tanto qua...Consultiamo qualcuno, male che vada mi darà il colpo di grazia. Gli ordini sono CHIARI (mai aggettivo fu più appropiato): medicine no, borsa dell'acqua calda si, cibo no, limonata decisamente si. Vorrei obiettare dicendo che la limonata calda non l'ho mai bevuta. Troppo tardi. Cominciano a tremarmi le gambe. E' la paura. E' mai possibile che sono così tonta?! Mi raccomando la LIMONATA, è miracolosa! Ok, ci sentiamo dopo. arriva la Marzia. Fammi una limonata, madre! Ancora qualche minuto di panico. Eccolo, l'elisir di lunga vita!!! Bevo. Ora sudo. Com'è possibile?! Sarà il mix pigiama stile Yeti, borsa dell'acqua calda, piumone, limonata/palla di fuoco??? Passano alcuni minuti. Passeggio per casa alla ricerca dei sensi perduti. E' un secondo. Dr. Jeckyll e Mr. Hyde. Rieccomi carica a manetta. E' impossibile che la dottoressa segalerba c'abbia preso. Eppure oh, mi sento carica. Accendo il pc sorridente. Yuhu, ho anche riacquistato la vista. Ne approfitto per riguardare quel 22 che mi ha fatto tanto penare. Mi si appannano di nuovo gli occhi. Questa volta è la stanchezza per una giornata lunga passata al fianco della luce dei miei occhi :) Chiudo il libretto. Mi metto a letto. Quel 22 sembra stupendo. Quasi come il consiglio di bere la limonata. Mi addormenterò col sorriso. Ripensando ai miracoli della mia limonata.

Yours faithfully,

Ale Dory Lovegood

martedì 26 gennaio 2010

If you stay by my side (eppure mi hai cambiato la vita)

La vita a volte è strana. Ha un modo tutto suo di rimescolare le nostre priorità. Un giorno ti senti di poter fare qualsiasi cosa da solo, e il giorno dopo ti convinci che la tua forza sono le persone che ti stanno intorno. La vita a volte è ingiusta. Quando ti sembra di meritarti di più, e questo di più non arriva mai. Poi smetti di sperare. Di crederci. E poi questo di più arriva. Eppure rischi di sottovalutarlo, o peggio ancora, di non accorgertene che ce l'hai vicino. La vita a volte è un casino. Fai qualcosa perché ti è stato detto di farlo, non perché è la cosa che ti fa battere il cuore, e ti trovi costretto a farla comunque, e a cercare di trarne il meglio. Ed è qui che la vita a volte ti sembra un incubo che non finisce mai. Ma il raggio di sole poi ricompare. Quando smetti di sperare e di crederci. Ed ha il volto delle persone a te care. Quelle per le quali ti spezzi le ossa: amici e parenti. La vita a volte è una bella sorpresa. Quando credi che sia finita, arriva qualcosa. E la cambia. Nel giro di un mese. Nel giro di un minuto. La vita a volte ha il volto di una mamma preoccupata che tu non ce la faccia, di una bambina che ti chiede di aiutarla a finire un disegno, nonostante tu sia una frana, solo perché vuole passare del tempo con te, di un ragazzo che cerca di tornare nella tua vita, quando tu ancora non sai se lo vuoi spingere fuori del tutto, di una 17enne che ti chiede di infrangere le regole in nome di una eterna fratellanza. A volte la vita ha il volto di un'amica che ti dice di impegnarti in quello che fai. E ti ricorda che senza di lei, non potresti vivere. La prendi in giro, le dici che si è montata la testa. Eppure sai che ha ragione. Eppure sai che ti ha cambiato la vita. E sai che, se starà al tuo fianco, potrai fare qualsiasi cosa. Quando la vita sembra strana, quando la vita sembra un incubo, quando sembra una bella sorpresa.

Dedicato alla mia sola fonte d'ispirazione. Se mi starai vicina e mi consiglierai, la vita forse continuerà a sembrarmi meravigliosa.

Sei unica. E sei anche un pò scemina :)

Yours faithfully,

Ale Dory Lovegood

lunedì 18 gennaio 2010

The only inspiration

Che cos'è l'ispirazione? Me lo sono chiesta centinaia di volte eppure niente, non ho mai saputo trovare risposta a questa domanda. Una mia cara amica ha detto, scrivendo, che è come un viaggio su un aereo. E credo che abbia ragione. Credo che sia una sensazione di potere, di passione, di voglia, la scintilla che ti fa scattare qualcosa dentro. Sul dizionario ci sono parole troppo fredde e marmoree per descriverla. E' una sensazione strana, alcuni dei più famosi scrittori del passato dicevano che è il genio dentro di noi che si sveglia. E' magia. E allora hai voglia di fare, di scrivere, di dipingere, di disegnare. Secondo alcuni è facilitata dalla solitudine oppure dalla conversazione. E questo è molto vero, perché spesso troviamo spunti di riflessione durante una conversazione con amici e/o parenti, altre volte la traiamo da ciò che succede intorno a noi, da quel che ci è successo, o che abbiamo paura ci succederà. Alcune volte è un cielo stellato, un mare in tempesta, un viaggio in aereo, un fiocco di neve. Per me è diverso. C'è stato un periodo in cui l'ispirazione aveva i tratti del grande amore che credevo eterno, e che eterno non era. Un altra volta è stata una bella amicizia con tante incomprensioni. Sono stati (e a tratti lo sono tutt'ora) bimbi che mi chiamano "cugina". E' stata anche un viaggio in aereo, un mare in tempesta, un fiocco di neve. E adesso? Cos'è che mi fa venire ispirazione per scrivere? Un foglio. Un foglio di un quadernino con scritto "che le pagine bianche ti siano d'ispirazione". E' una contraddizione. In quelle righe, in quella pagina scritta, e non vuota, in quell'augurio, soprattutto nella firma di chi le ha scritte, c'è la mia sola fonte di ispirazione.

Che Dio ce la mandi buona.

Yours faithfully,

Ale Dory Lovegood